Come sfuggire alla dipendenza dallo smartphone : strategie per liberarsi dalla schiavitù digitale

Come sfuggire alla dipendenza dallo smartphone : strategie per liberarsi dalla schiavitù digitale

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La dipendenza dallo smartphone e lo scorrimento compulsivo dello schermo prima di andare a dormire non sono un’abitudine salutare, poiché possono influire negativamente sui nostri cicli di sonno e veglia. Tuttavia, per alcune persone, specialmente durante periodi in cui ci sono molte notizie negative, diventa un comportamento da cui è difficile distogliersi, creando una sorta di dipendenza.

Ispirata dalla striscia di Siegel, la giornalista Sunny Fitzgerald ha intervistato alcuni esperti di dipendenza e della nostra relazione con la tecnologia per cercare di capire il motivo di questa dipendenza. La risposta generale è che tendiamo a continuare a scorrere senza riuscire a fermarci a causa dei nostri istinti di sopravvivenza da un lato e del design delle piattaforme social dall’altro.

Ned Presnall, direttore del centro per la terapia delle dipendenze “Plan Your Recovery” di St. Louis, nel Missouri, ha spiegato a Fitzgerald: “Può sembrare paradossale il fatto che non riusciamo a staccarci dalle notizie negative. Tuttavia, il cervello umano si è evoluto per gestire gli stimoli in modo gerarchico, dandone priorità a quelli che sono più rilevanti per la sopravvivenza”. In altre parole, se leggiamo una notizia negativa, sentiamo il bisogno di saperne di più perché essere informati ci aiuta a proteggerci. Sun Joo Ahn, direttrice del Games and Virtual Environments Lab dell’Università della Georgia, ha aggiunto che non siamo ossessionati dalle notizie negative, ma il nostro istinto ci spinge a dar loro maggiore attenzione quando ne leggiamo una.

A questi istinti si aggiungono gli effetti di come le notizie e gli aggiornamenti sui social media ci vengono presentati. Da un lato, coloro che producono contenuti (iniziando dai giornalisti) cercano spesso di suscitare alcune delle nostre emozioni più primitive, come la paura e la rabbia, per attirare la nostra attenzione. Sono proprio queste emozioni che attivano la parte del nostro cervello responsabile della sopravvivenza. Dall’altro lato, il fatto che questi contenuti suscitino effettivamente la nostra attenzione fa sì che gli algoritmi delle piattaforme, progettati per imparare dai nostri comportamenti e interessi, ci mostrino sempre più contenuti simili.

“La tecnologia è progettata per generare dipendenza”, ha affermato Presnall. Il fatto che, scorrendo, continuiamo a trovare sempre nuovi contenuti da guardare o leggere è una caratteristica del web design chiamata “scroll infinito”. Lo scopo del “scroll infinito” è quello di mantenerci impegnati senza interruzioni nel flusso di contenuti presentati, in modo che non abbiamo il tempo di distoglierci e fare altro.

Anne McLaughlin, psicologa presso la North Carolina State University, ha spiegato che lo “scroll infinito” sfrutta anche un altro fenomeno psicologico inconscio: l’automaticità. Lo sperimentiamo spesso quando, ad esempio, percorriamo una strada familiare alla guida, come quella che porta a casa o al lavoro, anche se stavamo andando altrove. Continuare a scorrere anche quando sarebbe ora di andare a dormire è un comportamento simile, automatico: perdiamo la percezione del tempo e solo occasionalmente ci rendiamo conto di ciò che stiamo facendo. A un certo punto potremmo pensare: “È tardi, dovrei smettere”, ma è facile distrarsi e continuare a scorrere, dicendoci magari: “Guardo solo altri tre post”.

È difficile fermarsi perché tra quei tre post successivi potrebbe esserci qualcosa di particolarmente interessante. Un altro meccanismo psicologico che entra in gioco durante lo scorrimento è la ricerca di gratificazione, presente sempre quando si compiono attività che creano dipendenza. Per alcuni, la gratificazione arriva sotto forma di un video adorabile di un animale, per altri in un post indignato contro un politico o in un messaggio complottista. Anche se questi contenuti gratificanti sono dispersi tra messaggi poco interessanti e foto noiose, il fatto di sapere che potremmo trovarne uno tra una o due scrollate ci spinge a continuare a scorrere verso il basso. Secondo McLaughlin, per evitare questo effetto, dovremmo avere la possibilità di disattivare lo “scroll infinito”, ma per i social network abbandonare questo modello non sarebbe vantaggioso.

Tuttavia, ci sono delle azioni che possiamo intraprendere per cercare di sfuggire a questa tendenza o almeno evitare di finire in un ciclo di notizie negative. Il punto di partenza è comprendere come funzionano gli algoritmi delle piattaforme, almeno in modo generale. A quel punto, possiamo cercare di “educare” gli algoritmi, sforzandoci di cliccare su fonti di contenuti che riteniamo affidabili, evitando di affidarci a una sola fonte di informazione.

Inoltre, si possono adottare misure più drastiche. Ad esempio, la psichiatra Nina Vasan, fondatrice e direttrice di un laboratorio di salute mentale presso l’Università di Stanford, suggerisce di seguire un trucco consigliato a tutte le persone dipendenti dal proprio smartphone: renderlo in scala di grigi, rendendolo così meno attraente. I colori vivaci dello schermo stimolano il nostro cervello. Se hai un iPhone, puoi impostare lo schermo del tuo smartphone in scala di grigi andando su “Impostazioni”, quindi su “Accessibilità”, “Schermo e dimensioni testo” e infine “Filtri colore”. Selezionando l’opzione per i filtri, puoi impostare la visualizzazione in scala di grigi. Per i sistemi operativi Android, ci sono vari metodi a seconda del modello per ottenere lo stesso risultato.

Un’altra misura drastica per aiutarci a dipendere meno dagli schermi è scaricare un’app che, come un genitore severo, limiti il tempo che possiamo trascorrere su Twitter, ad esempio, o su Instagram. Alcuni smartphone offrono già questa funzione senza la necessità di installare app aggiuntive. In alternativa, possiamo imporci un limite di tempo massimo da trascorrere nello scorrimento impostando una sveglia. Il consiglio di Vasan è di utilizzare come suoneria una canzone che amiamo molto, in modo che possa fungere da gratificazione alternativa e sia quindi più efficace nel distogliere l’attenzione dallo schermo.

Un altro suggerimento di Vasan è quello di tenere sullo schermo del telefono, vicino alle app dei social network, altre app che ci impegnino in attività meno passive e ossessive dello scorrimento: ad esempio, app di meditazione, yoga, allenamenti casalinghi o app per imparare nuove lingue. In questo modo, ci troveremmo di fronte alla scelta di fare qualcosa di diverso dallo scorrere senza fine.

Infine, per dipendere meno dagli schermi, possiamo sempre decidere di non utilizzare lo smartphone nell’ultima ora prima di andare a dormire e in altri momenti della giornata. Ad esempio, possiamo lasciarlo a casa quando facciamo una passeggiata, quando ceniamo con un amico o quando andiamo a fare la spesa.

Il libro consigliato

Il libro si intitola “Le dipendenze tecnologiche”

Il testo discute delle potenzialità e degli abusi della rete e degli strumenti tecnologici, evidenziando fenomeni patologici come l’hikikomori, il cyberbullismo e la pornodipendenza. Si presenta un Modello di Sviluppo Evolutivo diviso in due fasi: l’accesso e l’attivazione nella Rete, seguiti dalla creazione di una “web base-sicura”; e l’indagine sulla relazione e comunicazione dell’utente-dipendente attraverso il mezzo tecnologico. Il libro analizza le tappe del percorso psicoterapico e propone interventi per un uso consapevole e non patologico dei mezzi tecnologici, includendo casi clinici come esempi. puoi trovarlo in vendita su Amazon a questo link https://amzn.to/43fwiLw

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